Hellas Verona di Redazione , 22/10/2020 12:24

SCONTRO JURIC-SETTI LA DOPPIA VERITA'

Setti e Juric

Giochi di ruolo. Maschere. Commedia dell'arte - arte nel senso prosaico di mestiere. Maurizio Setti e Ivan Juric, a modo loro, l'hanno imbastita pizzicandosi l'un l'altro pubblicamente.

Setti che ha passato il cerino a Juric affermando che quest'anno ha fatto follie economiche e ora tocca al tecnico assembrare il suo (ottimo, a suo dire) lavoro. Juric che, di rimando e più realisticamente, gliel'ha ripassato facendo presente che la squadra è più debole, giovane e inesperta, snocciolando in cifre il reale dimensionamento dei pochi investimenti settiani. Tradotto: ci vorrà un altro capolavoro tecnico per salvarla.

Ognuno, certo, porta acqua al suo mulino e sbaglia chi vede in questo bisticcio una rottura tra presidente e allenatore. Sono, appunto, giochi delle parti di chi è abile a utilizzare strumentalmente, pro domo sua, una stampa “notaia”, che pigramente si limita solo a riportare dichiarazioni senza più porre domande o riportare fatti.

La questione di fondo è che Setti ha investito quasi esclusivamente sull'allenatore (leggi ricco triennale) e meno sulla rosa. Forse a Juric erano state dette altre cose, ma tant'è: per il presidente ora il tecnico se la deve cavare da solo. Ma c'è uno scartamento più sottile nella strategia mediatica settiana: se le cose andranno bene il merito sarà suo (per le cosiddette “follie” vendute come reali ai tifosi), se butterà male, be' sapete con chi prendervela. Una linea di demarcazione lieve nel tratto ma netta nella sostanza, perché Setti forse non vuole che si ripeta il precedente populistico di Mandorlini, caudillo e capopopolo.

Tuttavia Juric, che se non fosse stato per le dichiarazioni di Setti se ne sarebbe stato zitto, evidentemente sul piano mediatico-popolare non può accettare questo gioco e così ne crea uno suo, parallelo: se salvarsi sarà un (altro) miracolo, be', l'autore di questo miracolo sarò io.

Questa dicotomia tra due forti personalità accende il dibattito, ma come ogni dicotomia si mangia la verità. Che non sta nel mezzo, come vorrebbe un luogo comune, ma che è altrove. Che non è né di Setti e né di Juric. La verità, per citare un celebre romanzo di Baldacci, è “semplice”: il Verona non è squadra da sogni, investimenti e follie (smentito Setti) e nemmeno da salvezza miracolosa (smentito Juric). Il Verona è squadra che può stare sopra la linea di galleggiamento, senza altre velleità.

Su una cosa Juric però ha ragione: date le premesse (leggi plusvalenze), era lecito aspettarsi qualcosa di più brillante. Pertanto il vero miracolo sarebbe ripetere il campionato dello scorso anno. E, questo sì, accadesse, sarebbe esclusivo merito di Juric.

FRANCESCO BARANA