Basket di Redazione , 12/02/2021 15:13

Ecco Ramagli: "Adesso pronti ad una guerra"

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Coach Ramagli, bentornato.

“E’ un piacere rivedervi. Rivolgo anzitutto un saluto veramente affettuosissimo a Andrea Diana, sono stato suo allenatore, per darvi l’idea del rapporto che ci lega. Quando aveva 10 anni e io 20, c’è un affetto reciproco, questo è il mestiere dell’allenatore, sono cose che succedono. Non bisogna sentirsi toccati nell’orgoglio”.

E allora eccoci di nuovo qua. Dove eravamo rimasti?

“Sono qua non perché ritorno tra amici, anche se sono andato via con un episodio deludente, chiuso in modo molto deludente dopo una stagione trionfale. I rapporti in questi casi s’interrompono, invece sono rimasti sempre molto buoni, con Giorgio Pedrollo, anche con il presidente e con Alessandro Giuliani ci siamo sentiti molto spesso. Tutto questo anche se l’episodio scatenante del mio abbandono è stato doloroso”.

Quindi?

“Non torno perché devo tornare tra amici, sarebbe uno sminuire quello che ho da fare. Sono venuto qua non per amicizia, ma per essere un contribuente efficace alla causa della Scaligera”.

E cosa c’è da fare?

"Dobbiamo affrontare una guerra".

La situazione è compromessa?

“Dovremo giocare 11 partite in 44 giorni, significa una ogni 4 giorni. Abbiamo bisogno di vincere perché in questo momento la classifica è deficitaria, che ora ci vede esclusi dalla lotta playoff, anzi siamo in una situazione più delicata”.

Qual è la ricetta di Ramagli?

“Dobbiamo vivere con grande attenzione il nostro presente. Oggi vedrò giocare per la prima volta la squadra in campo in una situazione di competizione. Bisogna avere il senso di urgenza, che non significa fare le cose quando hai le spalle al muro, ma perché bisogna farle”.

Coach, per favore “senso d’urgenza” è stato lo slogan del suo successore a Verona, che non ha lasciato un ricordo positivo…

“Allora diciamo senso di responsabilità. Vi garba?”.

Sono passati quasi 6 anni, ma l’eliminazione dai playoff con Agrigento è una sorta di “scimmia” che è rimasta sulle spalle della società e più in generale della piazza…

“Parlo di quella stagione per l’ultima volta e poi basta perché dobbiamo guadare avanti. Il post Agrigento non è stato facile anche per me e la vittoria con la Virtus in Coppa Italia e in campionato mi ha restituito qualcosa che mi mancava. L’esperienza a Verona è durata 3 anni che hanno seguito il giusto filo logico: il primo anno entrare nei playoff dopo che c’erano state anche brutte delusioni, lanciando qualche giocatore che poi ha raggiunto il top come Shane Lawal; l’anno seguente un passo avanti, entrare nelle top four, siamo arrivati terzi, trovandoci a giocarci le carte. Chi vinse quella finale (Capo d’Orlando, ndr) a causa della rinuncia di Roma, poi salì in A1 e noi ci giocammo la possibilità di arrivare all’ultimo atto che avrebbe aperto le porte della serie A. L’anno successivo fu la stagione da protagonisti, lo facemmo per 9 mesi, purtroppo non l’abbiamo fatto nel momento decisivo. Ma sono stati tre anni che hanno avuto un senso”.

Ma quell’ultima stagione ha lasciato un forte segno?

“Mi mettete addosso una grande responsabilità: un peccato originale dei successivi risultati negativi di Verona. Me ne dispiaccio, credo che lo sport significhi avere la capacità di metabolizzare i cattivi momenti e andare avanti. Non siamo stati gli unici a perdere da favoriti, fermarsi a quell’anno là non è un segnale di volontà di continuare a crescere. E si cresce di più nelle sconfitte, non è vero che deprimono e basta”.

Chi conosce di questa Tezenis?

“Guido Rosselli l’ho avuto a Bologna con la Virtus e abbiamo vinto il campionato. Con Bobby Jones ci siamo sfiorati a Teramo, giocò l’anno prima. Tomassini l’ho incrociato a Pesaro in uscita dalle giovanili. Giovanni Pini l’ho allenato nella Nazionale Under 18. Conosco benissimo Caroti, è di Cecina, l’ho visto giocare un sacco di volte. Ho giocato tante volte contro Candussi. Il potenziale c’è”.

Dove bisogna intervenire per invertire il trend?

“In questo momento ci sono statistiche che ci aiutano a capire cosa fare. Difensivamente non siamo abbastanza stabili e dobbiamo crescere di più; offensivamente la squadra ha talento, può trovare tante opzioni, ma deve trovare un’identità completa”.

Quest’anno la Tezenis ha cambiato poco, rispetto al passato..

“E’ vero, ma ha inserito giocatori in alcuni ruoli-chiave”.

Come pensa di agire?

"Dobbiamo cominciare avere una costanza nella presenza difensiva e un controllo dei tabelloni diverso, per poi far esplodere il talento offensivo. Perché se sbagli un tiro non casca il mondo, ma sai che dietro hai una presenza importante”.

Qual è la priorità?

“Quello che c’è da fare subito è non stravolgere subito in un giorno, non sarebbe intelligente, con la raffica di partite che abbiamo. La prossima potremo lavorare tutta la settimana e lì dovrò essere molto invasivo

Invece sostanzialmente c’è una giornata a disposizione, devo toccare concetti cestisci e corde emotive. Il tempo non c’è e non dobbiamo nasconderci troppo”.

Come ha vissuto questo periodo dopo Udine?

“Io sono stato fermo 10 mesi e vi assicuro che mentre il mondo gira o non gira senza lavorare ti fa capire quanto sei fortunato quando puoi lavorare.

Ieri quando ho indossato le scarpe da basket mi sono sentito un uomo competo, siamo fortunati a fare il lavoro più bello del mondo, che permette di coniugare lavoro e passione”.

Parliamo dei singoli: Greene?

“Phil Greene credo che sia un giocatore che può coniugare la capacità di finire e di creare (finisher e creator, dicono gli americani), ha entrambe le opzioni nelle sue mani. Ho la sensazione che ci sia bisogno di una scossa, credo che lui possa veramente fare tante cose e non essere considerato solo un pezzo di quello che possiamo pretendere da lui.

Cosa significa?

“Non possiamo pretendere che possa fare solo 20 punti, ma farli fare anche ai compagni. Sotto l’aspetto balistico non è andato bene, ma con il contatto diretto riesci a trovare il quid di un giocatore affinché possa essere più acceso. Sebbene sia del ’92, Greene ha margini di crescita per essere più vocal, è una sfida che deve saper raccogliere anche lui”.

E la squadra?

“Ad esempio se ognuno dei 12 giocatori riesce a prendere un rimbalzo in più, diventiamo forse la miglior squadra ai rimbalzi. Non dico che uno ne debba prendere 12. Questo passa da uno switch mentale, ho visto la squadra in diverse situazioni mentali e credo che il cambio di passo debba avvenire lì. Se uno si trova in una miglior situazione di confort forse migliora il suo rendimento. E’ mio compito trovare la risposta”.

Severini?

“E’ un tiratore, un eccellente tiratore, oltre che un eccellente difensore. Ha due già skills non da poco. Anche lui dovrà sforzarsi di attaccare in una situazione di close-out con l’1vs1. Non lo vedrete mai tenere la palla in mano 10 secondi e poi attaccare un giocatore di taglia simile per andare al ferro, ma in situazione di recupero difensivo questo potrà avvenire”.

Rosselli, com’è cambiato rispetto a Bologna?

“Sono passati anni, lo vedo asciutto, è calato dopo che ha avuto il Covid. E’ un professore, un manuale vivente dei fondamentali. Poi in una squadra ci sono anche gli Ibrahimovic, chi trova il momento per mandarti a fare in culo, perdonate il francesismo. Questa è una squadra di persone perbene, anche per loro vige la regola che quando bisogna mandarsi in quel posto lo si deve fare e poi si riprende. Nessuna inibizione, questo non è il mondo reale”.

Il debutto con Biella?

“L’assenza di Pini, gli acciacchi di Severini, la situazione di Rosselli hanno pesato. Adesso non c’è più tempo. La prima partita è la situazione in cui dovremo applicare anche un piccolo concetto di gioco. Biella ha tanti giovani. Le squadre di energia contro le squadre di struttura sono l’avversario peggiore, perché magari controllano loro la partita.

Biella sta facendo bene, ha questa caratteristica cui dobbiamo opporci riempiendo il nostro bagaglio di energia e poi mettere in campo il nostro tasso tecnico che ha indubbiamente il suo valore”.

Per finire, oggi è il venerdì gnocolar: gnocchi o cacciucco?

“Un petto di pollo, devo tenermi in forma”.

Mariobasket